Riciclare o esportare
Se qualche anno fa parlando d riciclaggio la prima associazione di idee era alla finanza e alla malavita organizzata più recentemente l’associazione più naturale è quella del rifiuto. Sia esso proveniente dall’economia domestica o dalla produzione industriale ogni materiale è destinato ad avere una sua nuova connotazione ed un nuovo impiego nel futuro. Si parla quindi di down-cycling quando il valore dell’oggetto derivato ha un valore oggettivo o intrinseco inferiore rispetto a quello di derivazione o up-cycling quando il valore dell’oggetto è superiore a quello di provenienza. Un esempio calzante è quello della riconversione dei materiali plastici quando sono di provenienza domestica si parla di plastica post-consumo – contenitori di alimenti, sacchetti, contenitori di lisciva o shampoo ecc. – fusi e riconvertiti in profilati semi-lavorati poi modellati sovente da artigiani assumono le sembianze di arredi urbani, panchine, tavoli, cestini o addirittura semplici o complesse combinazioni di giochi destinati a parchi pubblici, staccionate o elementi di contenimento per argini e sostegni di vario genere.
Ma siamo davvero coscienziosi in questo ciclo di riutilizzo? Quante sono le realtà che danno un seguito alla sola operazione di raccolta e spedizione verso destinazioni lontane?
Si può stimare che i volumi di plastiche raccolte in svizzera dalle economie domestiche sia inferiore al 10% del volume di plastiche destinate alla riconversione provenienti anche dai circuiti industriali, della grande distribuzione ecc. Escluso il circuito virtuoso del PET, in Svizzera, il resto delle plastiche è indirizzato all’estero e forse un po’ provocatoriamente si potrebbe dire che la Svizzera potrebbe essere considerato un esportatore seriale di materiale plastico. La maggior parte infatti è destinata al sud della Germania e in parte in Austria. Quanto di questo materiale esportato viene nuovamente reimportato – questo dovrebbe essere il circuito virtuoso di sostenibilità ambientale – non è dato sapere, al momento non esistono dati attendibili.
Sebbene la gran parte della popolazione e delle amministrazioni siano convinte di assolvere il compito del riciclo con la raccolta e differenziazione del materiale plastico è ancora molto ampio lo spazio di miglioramento in questo settore. Il Canton Ticino ha dato un segnale positivo “invitando” le amministrazioni a raccogliere e convogliare verso attori locali il materiale plastico raccolto ma è illusorio pensare che il materiale dopo esseri triturato possa essere interamente riconvertito in un semi-lavorato o prodotto finito reimpiegato unicamente nel mercato Ticino. È altrettanto illusorio pensare che a breve si possa trovare un perfetto equilibrio tra materiale plastico usato, differenziato e riutilizzato.
Ma il Ticino e la Svizzera non devono essere identificati come esportatori seriali di plastiche e offrire maggiori opportunità al riutilizzo di queste materie, un esempio calzante è quello degli arredi urbani e dei parchi giochi dove può contribuire maggiormente a chiudere il cerchio della sostenibilità e dimostrare alla popolazione un utilizzo eticamente sostenibile, la quale può concretamente percepire la destinazione d’uso del materiale proveniente dal riciclo.
Riciclare in modo sostenibile non vuol dire raccogliere e esportare altrove!
Pierangelo Lancianesi